Fondazione Querini Stampalia ONLUS
Castello 5252 - 30122 Venezia
tel. 0412711411 - fax 0412711445
fondazione@querinistampalia.org
La Fondazione Querini Stampalia nasce grazie all'ultimo discendente di una nobile e importante famiglia, di nome Giovanni, laureato a Padova in legge. Non si volle sposare anche se il padre lo pregava di trovarsi una moglie, un anno prima di morire fece anche un testamento.
Nel palazzo desiderava una biblioteca con arredi, mobili, stufe e tappeti. È da questo che nacque la missione della Querini. Venne costruita una biblioteca, che è il cuore del palazzo, ora aperta sempre, anche la domenica, fino a mezzanotte in modo che i giovani possano studiare quando vogliono.
Se una persona ha un bambino, dai 3 ai 6 anni, può lasciarlo al baby-parking, avendo maggiore autonomia, soprannominato Casa Macchietta, che è il nome del cane della famiglia. Quest'area è completamente fornita di ciò che può servire e far divertire un bambino.
Per arrivare alla biblioteca ho salito una magnifica scala progettata dal grande architetto Carlo Scarpa, dove il primo gradino diventa l'ultimo.
Entrati nella biblioteca si percepisce subito l'atmosfera ottocentesca anche se c'erano moltissimi giovani studenti che studiavano concentrati sui loro libri. Ad ogni nostro passo il pavimento in legno scricchiolava rumorosamente così qualcuno di loro si accorgeva che stavo passando e alzava la testa e mi guardava con un'aria stupita perché in quella biblioteca potevano accedere solo studenti dai sedici anni in su.
Nel palazzo desiderava una biblioteca con arredi, mobili, stufe e tappeti. È da questo che nacque la missione della Querini. Venne costruita una biblioteca, che è il cuore del palazzo, ora aperta sempre, anche la domenica, fino a mezzanotte in modo che i giovani possano studiare quando vogliono.
Se una persona ha un bambino, dai 3 ai 6 anni, può lasciarlo al baby-parking, avendo maggiore autonomia, soprannominato Casa Macchietta, che è il nome del cane della famiglia. Quest'area è completamente fornita di ciò che può servire e far divertire un bambino.
"Casa Macchietta" (mia foto)
Scala di Carlo Scarpa (mia foto)
Entrati nella biblioteca si percepisce subito l'atmosfera ottocentesca anche se c'erano moltissimi giovani studenti che studiavano concentrati sui loro libri. Ad ogni nostro passo il pavimento in legno scricchiolava rumorosamente così qualcuno di loro si accorgeva che stavo passando e alzava la testa e mi guardava con un'aria stupita perché in quella biblioteca potevano accedere solo studenti dai sedici anni in su.
In una sala c'è un grande mobile con tantissimi piccoli cassetti, all'interno di essi ci sono dei foglietti con tutti i libri catalogati sopra, alcuni sono scritti a mano e altri con la macchina da scrivere.
La direttrice mi ha fatto visitare i depositi dove si trovano circa 400.000 libri, all'interno la temperatura si abbassa in modo che i libri si possono mantenere il più possibile.
I libri, nella biblioteca, sono divisi in varie sale a seconda di ciò che trattano, per esempio in una sala c'erano 400 riviste e una ventina di quotidiani provenienti da tutto il mondo. Nella sala c'erano inoltre una serie di computer con wi-fi gratuito.
Al secondo piano del palazzo è allestita una Mostra come una casa, cioè le stanze sono arredate con tavoli, divani, poltrone, specchi, dipinti, mobili, ecc. Tutto ciò fa parte della collezione della famiglia Querini tra le quali opere dal '300 ai giorni nostri perché da 12-13 anni la Fondazione porta avanti un progetto sulla contemporaneità. I giovani artisti prendendo spunto da opere antiche ne creano altre in stile contemporaneo, poi queste opere vengono donate alla Fondazione e vengono esposte.
Al secondo piano del palazzo è allestita una Mostra come una casa, cioè le stanze sono arredate con tavoli, divani, poltrone, specchi, dipinti, mobili, ecc. Tutto ciò fa parte della collezione della famiglia Querini tra le quali opere dal '300 ai giorni nostri perché da 12-13 anni la Fondazione porta avanti un progetto sulla contemporaneità. I giovani artisti prendendo spunto da opere antiche ne creano altre in stile contemporaneo, poi queste opere vengono donate alla Fondazione e vengono esposte.
Infatti la porta della prima sala faceva proprio parte di questo progetto e in fondo era molto semplice però riusciva lo stesso ad essere elegante e bella, quest'opera fu creata da Stefano Orieti.
Attorno alla stanza c'erano dei busti in marmo che rappresentano i bravi (teppisti). Davanti alla porta c'era il busto di Angelo Querini, era un cardinale ed un uomo di grandi vedute, fece una carriera ecclesiastica contro il capo famiglia e si fece finanziare di nascosto dal fratello che invece era un amante della scrittura.
Porta di Stefano Orieti (mia foto)
Attorno alla stanza c'erano dei busti in marmo che rappresentano i bravi (teppisti). Davanti alla porta c'era il busto di Angelo Querini, era un cardinale ed un uomo di grandi vedute, fece una carriera ecclesiastica contro il capo famiglia e si fece finanziare di nascosto dal fratello che invece era un amante della scrittura.
Busto di Angelo Querini (mia foto)
Sul soffitto c'erano degli stucchi creati da un pittore cinese, in mezzo ad esso brillava un magnifico lampadario ornato di tutto punto e con dei colori leggeri e raffinati.
Lampadario (mia foto)
Poi siamo passati in un'altra sala dove erano appesi dei bellissimi quadri mitologici di Sebastiano Ricci. La cosa che mi piace di più è che questo pittore usa dei colori intensi e piacevoli alla vista. Uno rappresentava un uomo precipitato dai vizi cioè l'ossessione per il vino, i giochi da tavola e le donne.
Un altro fra questi quadri rappresenta Milone da Crotone, era un grande sportivo molto famoso e venerato perché vinse le Olimpiadi; è uno di quelli che si dice potesse ingoiare in un solo boccone due elefanti e ne potesse sollevare altrettanti. Milone ormai vecchio stava attraversando un bosco quando si imbatté un tronco sacro alla Dea Era, ci mise dentro le mani nel tronco per spaccarlo in due per dimostrare la sua forza, ma rimase incastrato e fu divorato da un branco di lupi.
Quadri di Sebastiano Ricci (mia foto)
Un altro fra questi quadri rappresenta Milone da Crotone, era un grande sportivo molto famoso e venerato perché vinse le Olimpiadi; è uno di quelli che si dice potesse ingoiare in un solo boccone due elefanti e ne potesse sollevare altrettanti. Milone ormai vecchio stava attraversando un bosco quando si imbatté un tronco sacro alla Dea Era, ci mise dentro le mani nel tronco per spaccarlo in due per dimostrare la sua forza, ma rimase incastrato e fu divorato da un branco di lupi.
Così siamo passate in una piccola stanza dove c'era solo un quadro posto sopra ad un cavalletto di Carlo Scarpa. Rappresentava "Gesù al Tempio" di Giovanni Bellini, è un magnifico dipinto del 1470 circa. Gesù è avvolto da una fascia e viene tenuto dalla Madonna, lei ha un'aria leggermente triste mentre un anziano sacerdote dalla lunga barba allunga le mani per prendere il neonato, il suo volto è deciso e guarda la Madonna come per dirle: "Forza dammelo, dai, dammelo". É vestito con un mantello ornato di accurate decorazioni eleganti.
"Gesù al Tempio" di Giovanni Bellini (mia foto)
Nella sala successiva c'erano appesi molti quadri che narrano vari episodi tratti dalla Bibbia. La luce era studiata a effetto casa e al centro c'era un tavolino da gioco.
Tavolino da gioco (mia foto)
Dipinti tratti dalla Bibbia (mia foto)
In un'altra sala, sempre con le luci effetto casa erano esposte due tazzine e due piattini di porcellana, una da thè e l'altra da caffè, ognuna reca lo stemma della famiglia Querini.
Tazzine e piattini con lo stemma della
famiglia Querini (mia foto)
famiglia Querini (mia foto)
La famiglia era sensibile e amante della musica, infatti la sala della musica era chiamata Sala della Musica dove erano esposti all'interno di una bacheca di vetro tutti gli strumenti musicali tra i quali: violini, flauti, manoscritti musicali e un kaiser che è uno strumento difficile da costruire, infatti è fra gli unici tre esemplari esistenti al mondo (foto).
Strumenti musicali (mia foto)
Nella sala seguente sono erano esposti molti quadri di Pietro Longhi che rappresentavano momenti di caccia e di vita quotidiana. La direttrice Marigusta mi ha fatto un esempio riferito al primo quadro dicendo che si tratta della caccia allo smergo. Lo smergo è un tipo di anatra ed inoltre è l'uccello più difficile da cacciare, quindi chi riesce a prenderlo ha un gran merito. Il nobile sta a prua tenendo in mano una fionda che assomiglia ad un arco, con essa lancia delle balotte con le quali deve colpire il volatile, per fare questo c'era bisogno di grande precisione e mira.
In un'altra sala c'erano molti ritratti di ogni membro, ma non solo della nobile famiglia.
Scene di caccia di Pietro Longhi (mia foto)
Scene di vita quotidiana di Pietro Longhi (mia foto)
Ritratti dei membri della famiglia Querini
(mia foto)
Ritratti dei membri della famiglia Querini
(mia foto)
Sulla parete della sala successiva era allestito un magnifico dipinto molto molto grande. Rappresenta la partenza del bucintoro. È un dipinto mozzafiato che ti fa rimanere a bocca aperta, però bisognerebbe avere più tempo per osservare tutti i dettagli.
La partenza del Bucintoro (mia foto)
Una delle sale più belle era quella dove erano esposte ben 100 scene di vita veneziana di Gabriel Bella tra le quali il gioco del calcio in campiello, la sala del monaco, la vecchia e la nuova fiera della Scienza a San Marco, ma quella che non mi è piaciuta affatto e che non ho nemmeno fotografato è il Carnevale di Santa Maria Formosa, perché durante questa festa si svolgevano giochi molto crudeli come il gioco della gatta. Una gatta veniva legata ad un palo e le persone dovevano cercare di ucciderla a testate ma con gli occhi bendati perché le zampe posteriori del povero animale erano libere e quindi poteva graffiare. O un altro gioco che consentiva nello strozzare un'oca: due donne affacciate ad una finestra tenevano legato con un filo l'animale per le zampe facendolo muovere su e giù. Le persone dovevano cercare di prenderlo per il collo e tirare per strozzarlo. Un tempo si pensava che gli animali non avessero un'anima mentre non è affatto vero!
Alcune tra le 100 scene di vita veneziana
di Gabriel Bella (mia foto)
di Gabriel Bella (mia foto)
Alcune tra le 100 scene di vita veneziana
di Gabriel Bella (mia foto)
di Gabriel Bella (mia foto)
Alcune tra le 100 scene di vita veneziana
di Gabriel Bella (mia foto)
di Gabriel Bella (mia foto)
Dopo questa scena macabra passiamo in una stanza con dipinti mitologici, quello che mi ha subito incuriosita tratta di una storia d'amore. Pan che era un fauno, si innamorò di una bellissima ragazza che però non provava la stessa cosa per lui. Pan la seguiva sempre così lei chiese aiuto a Zeus che la trasformò in delle canne per non farsi riconoscere dallo spasimante. Pan era addolorato per la scomparsa del suo amore, così prese spunto proprio dalle canne che col vento emettevano quelle malinconiche melodie e costruì uno strumento.
Nella sala c'era un tavolino al centro con sopra un disegno in stile contemporaneo: ai lati c'erano delle persone che guardavano tutte verso il centro del foglio, questo sta a significare che tutti vogliono stare "ai lati" per criticare e dire la propria, però nessuno vuole stare "al centro" per essere criticato.
La stanza successiva era una camera da letto con un letto matrimoniale nel quale c'erano ai lati due maschere africane in stile contemporaneo. Sulla parete opposta c'era un magnifico specchio di vetro di Murano, era magnifico, ornato di tutto punto ma purtroppo si stava rovinando per l'età.
Letto matrimoniale (mia foto)
Specchio di Murano (mia foto)
Vasi ricostruiti (mia foto)
Nella stanza seguente c'era un grande tavolo con sopra un orologio, davanti ad uno specchio un pò rovinato affianco c'erano due colonne con sopra due magnifici vasi, sono stati rotti durante un assalto.
Un'altra cosa che mi è piaciuta molto era il corridoio, cioè una decorazione che contorna gli oggetti della stanza, in questo caso era dorato.
L'ultima sala del Museo ed in assoluto la mia preferita, era la Sala da Pranzo. C'era una lunga tavola apparecchiata con piatti, bicchieri, posate, caraffe, tutto con colori sobri, eleganti e armoniosi. Era incantevole il centro tavola formato da statuette che rappresentano alcune scene. Era bello anche il sottofondo di persone che parlano, per rianimare l'atmosfera.
Sala da pranzo (mia foto)
Sala da pranzo (mia foto)
Sala da pranzo (mia foto)
Dopo aver visitato il Museo, ho l'opportunità di visitare l'area esterna, cioè un magnifico giardino progettato da Carlo Scarpa. È fatto in modo di che durante ogni stagione vi siano odori diversi. Era mozzafiato e ricco di dettagli, quello che mi è piaciuto di più in particolare è un piccolo canale. L'acqua gli arrivava tramite un piccolo progetto molto ingegnoso: l'acqua esce da un tubicino con sette buchetti che, prima di arrivare nel canaletto, scorre all'interno di un oggetto in legno in modo da formare una musica, infatti i buchi sono sette proprio come le note musicali!
Giardino (mia foto)
Giardino (mia foto)
Giardino (mia foto)
Giardino (mia foto)
Giardino (mia foto)
Giardino (mia foto)
Giardino (mia foto)
Visitata anche l'area esterna bevo un bicchiere d'acqua al bar e guardo un pò cosa vendono al bookshop!
La mia visita alla Querini finisce qui, è stato un pò stancante, però ne è valsa davvero la pena!
Foto realizzate e pubblicate con l'autorizzazione della direttrice della Fondazione Querini Stampalia, Marigusta Lazzari.
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Foto realizzate e pubblicate con l'autorizzazione della direttrice della Fondazione Querini Stampalia, Marigusta Lazzari.
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