martedì 23 luglio 2013

POST #03 di ANELE in THE ARTISTIC HERITAGE, Young Creative Blogger




"IL MUSEO DEI GRANDI FIUMI"
Piazzale S. Bartolomeo, 18
Rovigo

Disegno di Anele

A fine maggio mi sono recata al "Museo dei Grandi Fiumi" di Rovigo e lungo il Delta del Po. Questo è il racconto dell'esperienza vissuta dal mio punto di vista.

Sono le 8:00. Al Tronchetto (Venezia)  ci aspetta un pullmann e il nostro autista è il signor S. Il tempo è molto incerto ma partiamo lo stesso. A Mestre prendiamo l'autostrada. All'altezza di Padova passiamo il fiume Brenta, più avanti, alla nostra destra vediamo i Colli Euganei

Foto di Anele

A Monselice osserviamo il castello su una collina. Poco prima di raggiungere Rovigo attraversiamo il fiume Adige: siamo nel Polesine.

Foto di Anele

Il Museo dei Grandi Fiumi si trova in quello che fu un monastero Olivetano.
Lo visitiamo accompagnati dalla signora E. 
All'inizio della Mostra vediamo l'ambra, una resina ricavata dalla corteccia degli alberi, la utilizzavano, dopo averla lavorata, per creare perle e quindi collane e gioielli.
Ascoltando la leggenda sull'origine dell'ambra. Il dio del sole aveva un figlio di nome Fetonte. Tutti gli dei non credevano che Fetonte fosse suo figlio, allora lui chiese al papà se poteva, solo per un giorno, guidare il suo carro che trasportava il sole in giro per il cielo. 
Ricevendo un "no" come risposta dal padre insistette talmente tanto che lo convinse.
Fetonte non essendo molto esperto a trainare il carro, cadde a terra e così formò il deserto, poi andò troppo in alto e così bruciò il cielo e formò la via lattea, dopo di che cade sul fiume Po e muore. Le sorelle assistendo alla scena e sopraffatte dal dolore diventano pioppi e le loro lacrime ambra. L'ambra, grazie ad una cartina aerea, abbiamo visto che viene da coste ricoperte di foreste del centro Europa. 
Saliamo su una ricostruzione di palafitta (casa costruita sulle acque dei fiumi per evitare le inondazioni). Le pareti di essa erano formate da steli orizzontali rivestiti con argilla. Vediamo la riproduzione di un membro di una tribù primitiva: il principe. È molto brutto e sembra vero, assomiglia un pò alla nostra popolazione, ma non del tutto. Ha i capelli lunghi raccolti da una antico elastico in bronzo a serpente. Indossa una veste e sopra ad essa un mantello. Vediamo una riproduzione di abitazioni leggermente più evolute. All'interno c'è la madre che tesse e la figlia che apre noci e frutta secca con delle pietre. All'interno della casa c'è un focolare, vasi di argilla, strumenti per la coltivazione e la caccia. Sul tetto c'è una fessura per fare uscire il fumo. Per cucinare avevano una specie di scodellina. Dato che la capanna è di forma circolare le canne che costituiscono le pareti sono verticali. All'esterno dell'abitazione c'è il padre che insegna la lavorazione dell'ambra al figlio.
I riti funebri venivano svolti con la bruciatura del corpo del morto, le ceneri venivano posti su vasi, affianco ad essi veniva posto un mazzo di fiordalisi, fiori spontanei.
Adesso passiamo all'Età del Ferro e incontriamo gli Etruschi e vediamo la casa di S. Cassiano che possiamo toccare perché è una riproduzione. Il tetto è fatto in tegole e le pareti in di intonaco e mattoni.
La guida ci spiega che il vino era una bevanda preziosa e prima di berlo bisogna ripetere un sito, il simposio, per mangiare la carne bisognava ripetere il cunvidium
Vediamo l'abbigliamento della donna con la veste ed il tutulus (cappello etrusco). Il suo viso è truccato.
Una persona importante era Caronte, colui che traghettava con la sua barca le anime nell'Aldilà che dopo si trovavano gli dei.
Ora incontriamo i Romani. Vediamo come tagliavano le pietre, le centuriazioni che costituivano le strade. Esse sono leggermente arcate per far scivolare l'acqua e far incanalare l'acqua in dei fossi scavati ai lati. La guida ci spiega, che erano i Romani, molto veloci nel costruire i ponti anche in meno di tredici giorni.
Per i Romani gli schiavi erano attrezzi vocali, i buoi attrezzi semivocali e gli attrezzi erano considerati attrezzi muti.
Vediamo la riproduzione di un teatro. 
I giocattoli dei bambini erano molto semplici: bambole, cavallini....
I giochi degli adulti erano il gioco dei dadi, spesso truccato.
Per la suddivisione del territorio veniva usata l'agroma. Essa è costituita da quattro fili con agganciati dei pesi venivano mossi e a seconda di dove indicavano veniva tracciata una linea di confine.
La sepoltura dei Romani si chiama "alla capuccina". Sopra alla tomba veniva incisa una scritta che diceva: "FERMATI FORESTIERO, E CONTEMPLA LA MIA TOMBA". 
Vediamo un pozzo che veniva usato come nascondiglio per un tesoro perchè quel luogo era minacciato dai Barbari
Vediamo il modellino di un castello medievale. È circondato da mura con all'interno due torri, una molto alta e l'altra più bassa. 
La visita al Museo finisce qui, è stata molto bella ed interessante anche per il fatto che le riproduzioni dei  reperti si potevano toccare, cosa che negli altri Musei non era possibile fare. Un'altra cosa bella è che le riproduzioni sembravano autentiche. 

LE VALLI DA PESCA

Risaliamo in pullmann e ci portiamo verso Adria; qui inizia il percorso all'interno del Delta del Po.
Guidati dalla voce del signor E., grande conoscitore di questa zona, percorriamo lentamente la Strada delle Valli, da Loreo a Porto Levante, da Porto Levante a Contarina.


Siamo nel Parco naturale del Delta del Po. Nella Valli da Pesca si allevano quattro tipi di pesce. 
Vediamo dei bellissimi cigni maestosi.
Il paesaggio è piatto ed il cielo è azzurro intenso.


PAUSA PRANZO

A Gorino, presso un ristorante che ci ospita, consumiamo il nostro pranzo al sacco e riposiamo la mente e gli occhi.

ESCURSIONE NATURALISTICA DEL DELTA DEL PO

Arriviamo alla fermata del battello. Esso è a due piani, bianco, nel piano di sotto ci sono tavoli con banchi in legno.
Ci siamo messi, ben coperti e con i nostri binocoli e macchine fotografiche, a prua ad ammirare gli uccelli, molto belli e per me nuovi. 

Foto di Anele

Navighiamo per i rami del Po e vedo una casa abbandonata che un tempo era il magazzino per il riso, le pareti di essa stanno crollando ed il tetto sta in piedi per miracolo.
Come uccelli ammiriamo: la Volpaca, un'oca che fa il nido all'interno delle tane delle volpi, la Beccaccia di mare, chiamata così perchè depone le uova sotto la sabbia ed è un tipo di gabbiano.
Vediamo il faro, purtroppo allagato, dove dovevamo andare a pranzare.
L'erba è molto alta e quindi quando gli uccelli atterrano non si vedono più. 
Lungo le due sponde si vedono detriti e rami di alberi portate dalle acque del Po.
La corrente è molto veloce e il battello scivola sull'acqua. 
Finiamo di percorrere il ramo del Po e più avanti si vede il mare e con le sue onde agitate il battello inizia a ballare.
Così il comandante fa manovra e prendiamo uno stretto canale dove vediamo un'altra Beccaccia di mare.
Ammirando il paesaggio, torniamo alla fermata del battello.
Questa esperienza è stata memorabile e non la dimenticherò mai e quando più avanti ristudierò l'Italia e la professoressa ci ripeterà che il Po è il fiume più lungo potrò dire che ci sono stata ed ho navigato con il battello un suo ramo.
Scendiamo dall'imbarcazione e risaliamo in pullman per ritornare a Venezia.



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